martedì 30 settembre 2008

Nebbie germaniche

Ho realizzato solo dopo essere uscito dalla stazione di Heidelberg che era la prima volta che mi trovavo in Germania.

L'immagine che mi e' rimasta della Germania potrebbe riassumersi cosi': cielo per lo piu' plumbeo, Audi, BMW e Mercedes a volonta', un sacco di wurstel e simili preparati a base di carne preferibilmente di maiale, e fiumi di birra naturalmente. Insomma abbastanza simile a come uno se l'aspetta.
Quello che almeno io non mi aspettavo e' la sensazione che mi hanno lasciato sia Heidelberg sia Francoforte, le due citta' dove sono stato: una certa mancanza di personalita', una concentrazione di ricchezza circondata da una freddezza generale e magari anche un po' di vergogna per tanta opulenza.
Anche a Zurigo ci sono un sacco di soldi e di sicuro gli Svizzeri non passano per il popolo piu' caloroso del mondo, pero'... non so, Zurigo mi e' sembrata un poco piu'... vera, onesta con se stessa, consapevole forse. Forse perche' a Zurigo ci sono stato sei mesi e in Germania una settimana, pero' e' anche vero che altri posti dove sono stato solo per una settimna mi hanno lasciato la sensazione piu' precisa di avere un'anima, un'identita'.

Chissa' forse l'anima di questa parte della Germania e' un po' piu' nascosta, e va cercata meglio. O forse mi sono gia' troppo abituato a Barcelona, che invece la sua anima te la mostra subito denudata di tutto il contorno, basta stare lontano dalle Ramblas e dintorni...

La crisi finanziaria come l'ho capita io

La settimana scorsa sono stato in Germania e ho colto l'occasione per farmi spiegare da un'amica che lavora alla Banca Centrale Europea che diavolo sta succedendo con la tanto sbandierata crisi delle banche.
Quello che ho capito e' questo.

Uno dei nodi principali e' il mercato immobiliare americano.
A un certo punto, un sacco di americani decidono di comprare casa. Naturalmente questo significa che i prezzi delle case salgono rapidamente (tanta domanda, offerta piu' o meno costante, i prezzi salgono). Siccome agli americani piace fare i debiti, comprano le case interamente coi soldi dei mutui della banche. Le banche, che continuano a prevedere che il mercato delle case sara' in crescita e i prezzi aumenteranno, addirittura gli danno piu' soldi del valore della casa, fino al 120%. Cosi' ti ci compri anche i mobili.

A un certo punto pero', un sacco di persone non ce la fanno piu' a pagare il mutuo. Quello che succede e' che in America tu puoi dire alla banca: "Non ce la faccio, tieniti la casa", ed e' finita la'. La banca si tiene la casa e sono fatti suoi. In Italia invece ad esempio il debito ti resta, sei tu che devi vendere la casa e poi eventualmente estinguerlo (piu' o meno). Se vendendola non ce la fai a ripagare il debito, resti insolvente e... insomma, non ho capito bene cosa ti puo' succedere ma non e' una bella cosa.

Ora, siccome un sacco di gente non ce la faceva a pagare il mutuo, le banche si sono ritrovate con un sacco di case, che pero' non riuscivano a vendere e il cui valore andava precipitando rapidamente (tanta offerta, poca domanda, i prezzi scendono).
Insomma, in poco tempo le banche hanno perso una marea di soldi.

Non solo. Molte banche di investimento avevano inserito nei loro pacchetti anche i mutui come fondi di investimento, cioe' praticamente tu compravi una quota del mutuo della banca. Con dei magheggi finanziari erano anche riusciti a far classificare questi fondi come AAA, cioe' prodotti supersicuri "che stai pure tranquillo i soldi non li perdi".
Quindi praticamente tutta la gente che aveva comprato questi prodotti, tra cui le banche stesse, nel giro di pochissimo e senza aspettarselo non sapevano piu' quanti soldi avevano.

A questo va aggiunto che gli americani sono da molto tempo abituati a vivere sensibilmente sopra lo standard di vita che si possono permettere e per farlo fanno un sacco debiti: mutui e carte di credito. Ora, siccome che praticamente tutti gli americani sono indebitati, quindi sostanzialmente gli americani non hanno soldi, chi ce li ha i soldi con cui sempre i soliti americani si comprano le case, i SUV, i Mac e tutto il resto? Qui e' la sorpresa (ma nemmeno tanto): ce li hanno gli indiani, i cinesi e gli arabi, che sono gli unici che i soldi ce li hanno davvero e comprano i Buoni del Tesoro e quelle robe la'. Quindi sostanzialmente il discorso e' che un sacco di soldi degli americani non stanno in America!

E la famosa mossa da 700 miliardi di dollari? (per altro bocciata stanotte dal parlamento USA) E' la solita storia, sono soldi dello Stato, che lo Stato ha perche' ha venduto cose tipo Buoni del Tesoro ai soliti asiatici e arabi (che li comprano sostanzialmente "sulla fiducia" nell'economia americana) e sostanzialmente regala alle banche perche' non collassino. Fine del liberismo sfrenato.

Tra parentesi 700 miliardi di dollari e' pari al fatturato annuale mondiale dell'industria farmaceutica e anche al costo di un anno in Iraq per l'esercito americano!

Ora, l'onda di tutto questo casino sta arrivando anche in Europa. Come andra' a finire? C'e' chi dice che sara' come nel '29... c'e' chi dice che non e' nulla... io non me ne capisco molto.
Tra qualche settimana mi faccio un'altra chiaccherata con la mia amica via Skype e vi aggiorno.

domenica 21 settembre 2008

Finito?

Certi giorni vorrei essere capace di costruire un Transmogrifier come quello di Calvin.
La mia camera non funziona bene come la sua scatola e nonostante lo studio matto e disperatissimo ancora non mi ci sento granche' nel ruolo di "esperto" che mi spetta la settimana prossima ad Heidelberg...

Per rilassare la mente tra un'equazione e un paragrafo incomprensibile, mi sono fatto rapire dalle ultime pagine de La Sombra del Viento, di Carlos Ruiz Zafon. E proprio nelle ultime pagine ho trovato nascosta una delle migliori descrizioni possibili di Barcelona

Esta ciudad es bruja, ¿sabe usted Daniel? Se le mete a uno en la piel y le roba el alma sin que uno se dé ni cuenta.

(Questa citta' e' una strega, lo sa Daniel? Le si infila sotto la pelle e le ruba l'anima senza che nemmeno se ne accorga.)

sabato 20 settembre 2008

Viaggi nel tempo

Non c'e' dubbio: questa e' la colonna sonora perfetta di questo mio settembre



Green Day, Wake me up when September ends

Summer has come and passed
The innocent can never last
Wake me up when September ends

Like my fathers come to pass
Seven years has gone so fast
Wake me up when September ends

Here comes the rain again
Falling from the stars
Drenched in my pain again
Becoming who we are

As my memory rests
But never forgets what I lost
Wake me up when September ends

Summer has come and passed
The innocent can never last
Wake me up when September ends

Ring out the bells again
Like we did when Spring began
Wake me up when September ends

Here comes the rain again
Falling from the stars
Drenched in my pain again
Becoming who we are

As my memory rests
But never forgets what I lost
Wake me up when September ends

Summer has come and passed
The innocent can never last
Wake me up when September ends

Like my fathers come to pass
Twenty years has gone so fast
Wake me up when September ends
Wake me up when September ends
Wake me up when September ends

giovedì 18 settembre 2008

La meglio gioventu'

Tuuu.... Tuuu....

Si', pronto?

Ciao papa'!

Oh! Ciao!

Ciao, come va?


Eh, siamo un po' incasinati qua, sai i lavori, abbiamo appena finito di sistemare la cucina, c'era un casino pazzesco!

Ah gia', come sta andando?

Eh, bene, finiranno venerdi', pero' sono venuti fuori dei lavori nuovi da fare. Ad esempio abbiamo dovuto cambiare il lavandino della cucina.

Il lavandino della cucina? Quello bianco di finto marmo?

Si' quello

Ma non l'avevamo cambiato due o tre anni fa?

Ma nooo! Quale due anni fa? Sono quasi dieci anni!

Ah! Ma tu dici quello del bagno, non della cucina!

No! No! Quello della cucina! Abbiamo controllato con la mamma, l'abbiamo cambiato esattamente nove anni fa!

Nove anni fa?!?? Ma dai, non e' possibile... saranno stati al massimo tre anni!

Eh no Peppe, son proprio nove anni...

Ma sei sicuro? Ma non e' che vi ricordate male?

No no, abbiamo controllato bene... il tempo passa sai...

Eh belin! passa si' porca vacca!
Vabbeh, senti, ma l'abbonamento l'hai comprato?

Guarda, ci vado domani che torno a Genova presto. Belin abbiamo fatto uno squadrone, l'hai vista la partita?

(Segue esaltazione genoana che vi risparmio. L'ultimo scambio di battute e' riportato solo per risollevare il morale del post...)

mercoledì 17 settembre 2008

Come un'onda che tutto travolge

C'e' il blog della Fra, che forse e' il mio preferito. Poi c'e' il blog del mio amico Mauro e dei suoi amici. E poi c'e' il ritorno di Milito al Genoa.

Cosa c'entrano queste tre cose? Beh, sembra che la terza abbia invaso le prime due in maniera totalmente inaspettata...
Le prove? I commenti al post di domenica della Fra (che non c'entrava una mazza col calcio!) e il post di Giovanni.

Siamo proprio bellissimi!

lunedì 15 settembre 2008

Riprendersi il Ki

Ho deciso di imputare le mie scarse prestazioni arrampicatorie di ieri a un´eccessiva dispersione di Ki. Per rigenerarmi, da questa settimana prendo sul serio il corso di Ahstanga Yoga della simpatica maestra indiana Nidhi.

Per farsi un´idea...

Il Ki su Wikipedia.

Per quanto riguarda invece l'Ashtanga Yoga, questo sconosciuto, ecco un elenco.

Una spiegazione breve dal sito di una scuola romana.

La sempre autorevole ma in questo caso un po´ striminzita voce di Wikipedia.

Un post trovato sul blog di un´entusiasta praticante.

lunedì 8 settembre 2008

Focus



Ieri, un pomeriggio a scalare a Montserrat, sulla Magdalena Inferior: cento metri di guglia. Su e giu' un paio di volte, conglomerato: prese svase e tacchette. Tiri lunghi e protezioni a volte... psicologiche.
Un pomeriggio di concentrazione, di presenza. Mi piace.

(Nella foto, i Gorros da Nord; da sinistra a destra: Gorra Marinera, Magdalena Inferior, Magdalena Superior, Gorro Frigi)

Il Sogno di Maria

Non ci posso fare niente, tutte le volte che sento questa canzone mi vengono i brividi.

Su Youtube si trova il live



e una versione incisa



"Nel Grembo umido, scuro del tempio,
l'ombra era fredda, gonfia d'incenso;
l'angelo scese, come ogni sera,
ad insegnarmi una nuova preghiera:
poi, d'improvviso, mi sciolse le mani
e le mie braccia divennero ali,
quando mi chiese - Conosci l'estate
io, per un giorno, per un momento,
corsi a vedere il colore del vento.

Volammo davvero sopra le case,
oltre i cancelli, gli orti, le strade,
poi scivolammo tra valli fiorite
dove all'ulivo si abbraccia la vite.

Scendemmo là, dove il giorno si perde
a cercarsi da solo nascosto tra il verde,
e lui parlò come quando si prega,
ed alla fine d'ogni preghiera
contava una vertebra della mia schiena.

(... e l' angelo disse: "Non
temere, Maria, infatti hai
trovato grazia presso il
Signore e per opera Sua
concepirai un figlio...)

Le ombre lunghe dei sacerdoti
costrinsero il sogno in un cerchio di voci.
Con le ali di prima pensai di scappare
ma il braccio era nudo e non seppe volare:
poi vidi l'angelo mutarsi in cometa
e i volti severi divennero pietra,
le loro braccia profili di rami,
nei gesti immobili d'un altra vita,
foglie le mani, spine le dita.

Voci di strada, rumori di gente,
mi rubarono al sogno per ridarmi al presente.
Sbiadì l'immagine, stinse il colore,
ma l'eco lontana di brevi parole
ripeteva d'un angelo la strana preghiera
dove forse era sogno ma sonno non era

- Lo chiameranno figlio di Dio -
Parole confuse nella mia mente,
svanite in un sogno, ma impresse nel ventre."

E la parola ormai sfinita
si sciolse in pianto,
ma la paura dalle labbra
si raccolse negli occhi
semichiusi nel gesto
d'una quiete apparente
che si consuma nell'attesa
d'uno sguardo indulgente.

E tu, piano, posati le dita
all'orlo della sua fronte:
i vecchi quando accarezzano
hanno il timore di far troppo forte

martedì 2 settembre 2008

Follia collettiva

Della prima infanzia ciascuno porta pochi ricordi coscienti e definiti. Io ne ho due indelebili.
Il primo e' mio fratello appena nato nel seggiolone vicino a me sul sedile posteriore della Panda bianca.
Il secondo e' con mio padre allo stadio di Marassi, da qualche parte nei distinti, il Genoa sta perdendo uno a zero contro non mi ricordo piu' chi in una qualsiasi partita probabilmente di serie B. A pochi secondi dalla fine segna Scanziani, che era il mio giocatore preferito perche' secondo me assomigliava a mio papa'. Proprio stamattina leggevo: Una de las trampas de la infancia es que no hace falta comprender algo para sentirlo. Para cuando la razon es capaz de entender lo sucedido, las heridas en el corazon ya son demasiado profundas. (Una delle magie dell'infanzia e' che non e' necessario comprendere qualcosa per sentirlo. Quando la ragione diviene capace di capire quello che succede, le ferite nel cuore sono gia' troppo profonde. C. R. Zafon, La sombra del viento. Traduzione mia.)

Andare a vedere il Genoa allo stadio e parlare del Genoa e' qualcosa che sento essere allo stesso tempo totalmente stupido e totalmente irrinunciabile. E' una cosa che mi riporta alle radici, a un tempo spensierato, a qualcosa di cui sentirsi parte insieme a tanta gente che sento in quel momento vicina sebbene perfettamente sconosciuta. Da quando dieci anni fa sono andato via da Genova mi aiuta a sentirmi legato alla mia citta'.
E' forse ridicolo a dirsi, ma ogni volta resto sorpreso dall'effeto che l'irrazionale passione del pubblico di Marassi puo' avere sugli undici maestri dell'arte pedatoria che calcano il verde prato in maglia rossoblu': ci sono certi momenti in cui si crea una reazione a catena di incitamento e scatti, di agonismo e passione, l'urlo sale piu' forte e sul campo si materializzano nuove forze, quasi che passassero a chi si trova a calcarlo da chi ci si trova intorno, non piu' semplice spettatore.

Lo sport in se' sarebbe anche nobile cosa, dicono, ma e' vero che il calcio professionistico di quella nobilta' ha perso molto, in tutte le sue componenti. Tuttavia qualcosa di speciale proprio perche' irrazionalmente umano rimane la domenica negli stadi e in quel che ciascuno di noi sente quando il rito si rinnova, pur essendo cosciente che quel rito e' in gran parte una finzione, un gioco, a volte una truffa.

Ogni tifoso pensa che la sua squadra sia speciale. Tuttavia e' innegabile che ci sia qualcosa di speciale nell'orgoglio che i genoani sentono per la loro storia, per l'essere gli eredi di chi ha portato per primo il calcio e forse lo sport in Italia, per il vissuto del primo quarto del secolo quando gli scudetti si susseguivano, e ogni volta devo spiegare che si', c'erano molte meno squadre allora, ma lo scudetto si dava a chi c'era, e il merito del Genoa e' esserci stato. Da 80 anni ormai sogniamo il decimo scudetto e nutriamo il nostro sogno con trasferte oceaniche, con bagni nella fontana di Piazza De Ferrari dopo una promozione o una salvezza, con mille parole e mal di testa e cuori che battono forte per una cosa stupida come un gol in una partita di calcio. Purtroppo a volte, ma nemmeno cosi' di rado, il cuore di qualcuno smettere di battere in uno stadio per avere battuto troppo forte, e noi diciamo che ci guarda dal "terzo anello" della Gradinata Nord, che sta parecchio piu' in alto del secondo.

Nell'estate del 2003 il Genoa rischiava la retrocessione is serie C. Ero a Pisa, avevo appena finito di scrivere la tesi di laurea. Il Genoa quel giorno avrebbe giocato in notturna ad Ancona.
L'Ancona era lanciatissimo verso la serie A, per noi invece, se avessimo perso, la retrocessione sarebbe stata praticamente certa. Mio fratello mi chiama da Genova e mi dice: "Andiamo ad Ancona!". Io ci penso qualche secondo, faccio un rapido consulto, e gli dico: "OK, prendi il primo treno e andiamo in macchina da qua". Sara' stato mezzogiorno. Partenza verso le 15 da Pisa, arrivo allo stadio poco prima dell'inizio, ricerca disperata del biglietto. Ci saranno stati 2500, forse 3000 genoani. Naturalmente abbiamo perso. Ritorno a casa a Pisa a notte inoltrata. E' stata una giornata indimenticabile, una che rivivrei esattamente come fu.

Passano due anni. Giugno 2005. Il Genoa gioca a Piacenza, se vince conquista la promozione in serie A. Mio fratello questa volta e' a Piacenza con 20.000 genoani, che si organizzano con tutti i mezzi di trasporto possibili, persino in Vespa, bici e qualcuno prende parte a una staffetta a piedi!
Io sono a Livorno, la mattina compro il giornale e scopro che danno la diretta per radio in Piazza De Ferrari. Non posso perderla. Con la scusa di una giornata al mare alle Cinque Terre trascino Chiara alla diretta. Uno a zero per noi. Uno a uno. Due a uno per noi. C'e' una signora che avra' avuto 70 anni a fianco a noi, piange e mi abbraccia, dice che e' sola ora, ma va sempre a vedere il Genoa a Marassi, come faceva "cu me Bruno". A Piacenza non ce l'ha fatta e ora e' qui con noi. Poco dopo arriva il gol del due pari. La signora mi guarda attonita, fa spallucce e trattiene a stento le lacrime, cosi' diverse da quelle di poco prima. La partita finisce cosi', e torniamo a casa tutti in silenzio.

La domenica dopo e' il 12 giugno 2005. Il Genoa gioca contro il Venezia, gia' retrocesso. Se vince e' matematicamente promosso. I tifosi sono pronti, letteralmente tutto lo stadio si colora di rosso e di blu quando le squadre scendono in campo. E' una cosa da brividi.


Siamo tutti allo stadio. Mio fratello e mio cugino Enzo in Gradinata Nord, i miei cugini Giorgio e Giuggi nei distinti, io, mio padre e mia madre nella cosiddetta "gabbia" appiccicata alla Gradinata Nord. E' la prima volta che mia mamma viene allo stadio dal marzo 1992, Genoa - Ajax in Coppa UEFA. E' lei quella che ci sente piu' di tutti, che ha trasformato mio papa' da milanista a Genoano sanguigno, ma non ce la fa a vedere le partite. Il ritorno in serie A dopo 10 anni pero' non se lo vuole perdere.
Passiamo in svantaggio dopo pochi minuti. E allora tutti all'attacco, otto, dieci tiri: fuori, parato, traversa... poi a pochi secondi dalla fine del primo tempo il nostro giocatore migliore, un attaccante argentino che si chiama Diego Alberto Milito, segna il gol del pareggio. Era spuntato dal nulla un anno e mezzo prima, lo chiamavano "l'oggetto misterioso" e invece presto ha riportato la gioia di vedere giocare a pallone sul prato verde di Marassi. E' uno spettacolo vederlo, la gente dice: "Vai a vedere il Genoa quest'anno perche' c'e' Milito!".

Nell'intervallo la faccia di mia madre e' il ritratto della sofferenza, quella di mio padre della stanchezza. Io penso: "Ora ce ne andiamo e chi se ne frega, perche' questi me li ammazzano!" invece in dieci minuti si riprendono entrambi e restiamo.


Al 10' del secondo tempo il Genoa passa sul 2-1 ma dopo cinque minuti e' ancora pareggio, 2-2. Lo stadio rimane muto per pochi secondi ma poi le urla montano, la gente si sgola, il ritmo sale, ecco che quella forza scende dagli spalti al campo portata dalle urla della gente. Tutti avanti a testa bassa, i minuti passano, il traguardo sembra sfuggire di mano. A un certo punto Milito riceve la palla all'altezza del vertice destro dell'area di rigore, proprio sotto di noi, la stoppa con l'esterno destro e sembra pensare per un istante a cosa fare. Io urlo qualcosa come "Diego, inventati qualcosa ora perche' se no non segniamo mai piu'!". Controlla col sinistro, si porta la palla sull'esterno destro, salta il difensore, e con l'interno la mette nell'angolino alla destra del portiere.
GOOOOL!
Lo stadio sembra crollare, la gente si abbraccia, salta, piange!



Quello che resta da giocare e' una lunga attesa. Ma un'attesa che si protrarra' per due anni. Ci diranno il lunedi' che quella partita era stata comprata, che c'era una busta con dei soldi, che insomma era gia' tutto deciso. Io ero a quella partita e tutto sembrava tranne che combinata, ma si sa che gli occhi del tifoso spesso non sono obbiettivi.

Cosi' il Genoa finisce retrocesso all'ultimo posto e passa attraverso la serie C prima di guadagnare la promozione, questa volta senza sorprese, due anni dopo.

Diego Milito, e' partito nell'estate del 2005 per Zaragoza. Di sicuro non poteva giocare in serie C. Nella Liga Spagnola ha segnato in tre anni una montagna di gol e ogni genoano, in cuor suo, sognava di rivederlo vestire la maglia a quarti rossoblu'. Quando segno' 4 gol in una sola partita al Real Madrid fu allo stesso tempo per tutti noi una grande gioia ("vedi che il nostro Diego non era forte solo in serie B?") e un grande rimpianto ("dove saremmo ora se...").

A volte pero' i sogni diventano realta'. C'e' un uomo del Sud, vende giocattoli e sicuramente sara' un gran traffichino, perche' milionario in Italia senza trafficare non ci si diventa, ma di sicuro sa regalare sogni ai bambini; e i tifosi, specialmente quelli del Genoa, sono sempre un po' bambini.
Cosi' quell'uomo del Sud, ieri ha fatto qualcosa che nessuno si aspettava, qualcosa che ci ha fatto tornare tutti a una delle vigilie di Natale dell'infanzia, ad attendere per un regalo desiderato ma a volte nemmeno sperato e poi vederselo recapitare li', in dono, senza chiedere nulla in cambio che un sorriso. Milito giochera' ancora nel Genoa. Rappresenta un pezzo del nostro cuore, una persona che ha regalato piccoli momenti di gioia a migliaia di persone, dal quale abbiamo dovuto separarci a causa dei nostri errori, e che ora ritorna, l'ultimo tassello di quella che percepiamo come una specie di rinascita.

E' una cosa stupida, lo sappiamo tutti, ma bella come un sogno, magari frivolo, che diventa realta'. Il sogno di un bimbo che ancora non porta sul cuore le ferite del tempo.