martedì 3 marzo 2009

Finalmente!

Sabato scorso salita al Pedraforca, una delle montagne piu' affascinanti dei Pirenei.


Si eleva in posizione quasi isolata dal resto della catena con la sua struttura di roccia calcarea "bicefala" con al centro un'enorme pietraia completamente ricoperta di neve in inverno. E' esteticamente una delle piu' belle montagne che abbia salito e visto.

L'ascensione attraverso la pietraia non e' lunga ma e' abbastanza tecnica, mi sa che ho fatto piu' inversioni sabato che mettendo insieme tutte le altre gite che ho fatto sui Pirenei quest'anno.

Peccato che per arrivare in vetta ci siamo infilati nel canale sbagliato e dopo una cinquantina di metri di neve ci siamo dovuti arrangiare fra paleo e roccette... senza poi arrivare in cima perche' nel frattempo si era fatto piuttosto tardi.

Nel complesso bellissima salita completa e discesa remunerativa nel canalino in alto, nella parte alta e sorprendentemente nell'ultimo tratto per arrivare all'auto mentre nella parte centrale era molto rovinata, soprattutto nei tratti piu' stretti, dai molti passaggi a piedi: a parte noi tre, abbiamo visto solo un altro paio di sciatori e molta gente salire con scarponi e ramponi; fatto piuttosto insolito a dire il vero. Con gli sci e' una gita tecnica ma non molto impegnativa e alla portata di moltissimi, se si decide di rinunciare alla vetta e salire a piedi il canalino (quello giusto!)


Alla soddisfazione per l'ottima gita si aggiunge quella di aver trovato finalmente due compagni che condividono motivazioni e aspirazioni. Si sa, marzo e' il "mese principe" dello scialpinismo, quindi e' ora di darci dentro!



L'home dels coixins

Forse andavo ancora al Liceo, quando ho visto "La bella regina di Leenane" e "Lo storpio di Inishmore", due delle prime opere di Martin McDonagh (qui la piu' ampia pagina sulla versione inglese di Wikipedia), un giovane drammaturgo irlandese (e' del '70) di grande successo. Da allora e' rimasto il mio autore teatrale contemporaneo preferito.

Da qualche tempo mi ripeto che devo progredire nel mio inserimento nel tessuto sociale e culturale della citta', e cosi', appena ho visto che il Teatre Lluire di Barcelona rappresentava una delle ultime opere di McDonagh, non me la sono fatta scappare.

Il titolo originale e' "The Pillowman", in italiano mi pare non sia ancora stato tradotto ma letteralmente sarebbe "L'uomo cuscino" ("coixins" in Catalano si legge piu' o meno "cuscins")

La sala del Teatre Lluire dove era rappresentato lo spettacolo e' piccola, intima, un centinaio di posti distribuiti su tre lati del piccolo palco in cinque file raccolte, la prima alla stessa altezza del palco, a mezzo metro dagli attori. Si entra da dietro il palco, lo si aggira e ci si accomoda. L'atmosfera e' quella che preferisco, perfetta per farti sentire parte della scena e non solo spettatore, una sensazione che solo il teatro messo in scena in un ambiente come questo credo possa dare.

"The Pillowman" e' la storia di un giovane scrittore, Katurian, che in uno Stato di Polizia si vede accusato di essere coinvolto negli omicidi di tre bambini in quanto sono avvenuti con modalita' quasi identiche a quelle descritte nei suoi macabri racconti ancora inediti. The Pillowman e' uno dei suoi personaggi, forse quello che racchiude metaforicamente tutta la complessa e drammatica storia dello scrittore e di suo fratello, Michail, ridotto all'insanita' mentale da 7 anni di torture perpretate dai genitori all'insaputa di Katurian. L'uomo cuscino puo' viaggiare nel tempo per visitare i bambini che avranno una vita dolorosa, raccontandola loro e chiedendogli se preferiscono vivere quella vita o morire ancora bambini. E' cosi' che molti di loro vanno incontro a morti apparentemente accidentali e inspiegabili.

Molte delle storie scritte da Katurian si intrecciano nel dramma e ne formano parte integrante, la tensione resta alta fino al termine, splendidamente spezzata da alcuni comici scambi di battute fra lo scrittore e il fratello o fra i due poliziotti che interrogano l'accusato (nella classica dinamica "poliziotto buono - poliziotto cattivo", anche se presto i ruoli smetteranno di essere cosi' chiari...).
Peccato che col Catalano ci prendo abbastanza ma non tanto da afferrare le battute di spirito e i giochi di parole... quindi, per me, l'effetto della sdrammatizzazione ironica e' stato alquanto ridotto!

The Pillowman e' intenso, crudele, cupo, drammatico, ricco, ironico, commovente.

Sono passati dieci anni, e Martin McDonagh e' ancora il mio autore preferito.

Prossima tappa, "In Bruges", il suo esordio alla regia in un lungometraggio, scelto per aprire il Sundance Festival dell'anno scorso.
E' gia pronto per la visione, se qualcuno si aggrega e' benvenuto!

Perche' alla fin fine...

... sono un romanticone :)

Negli ultimi giorni ho scoperto Joaquin Sabina, una specie di incrocio fra Ligabue e Guccini spagnolo, pero' riuscito bene.

Questa e' una di quelle che mi piacciono di piu', per altro in una edizione dal vivo con il Catalano Joan Manuel Serrat


lunedì 2 marzo 2009

Un anno...

... un anno a Barcellona. Oggi. Oggi, un anno fa, seduto su un divanetto di un bar a Gracia cominciava un anno fatto, come molti, di persone, sguardi, montagne, aerei, carte, foto, parole ma anche un anno piu' denso di molti; piu' denso di facce nuove e di facce conosciute ma a volte dimenticate, facce allegre e preoccupate, un anno cosi' vivo che piu' di una volta mi e' venuta voglia di scendere, fermarmi un attimo a prendere fiato.

Ed e' vero quello che diceva Fermin a Daniel, su un taxi in una Barcellona che forse non esiste piu' ma che in fondo e' sempre la stessa: questa citta' e' una strega, e ancora prima che te ne accorga, ti si infila sotto la pelle e ti ruba l'anima.

E chissa' dove sono le anime di tutti quelli che sono passati di qua, dove questa citta' le conserva; forse nascoste nei vicoli maleodoranti o nei corpi caldi delle puttane del Raval? le conserva tra le vie affollate del Gotico e del Borne o nelle piazze rumorose di Gracia? le nasconde tra le spesse mura del Castello del Montjuic? o magari le mette in bella mostra, dove tutti le possono vedere ma nessuno in realta' le distingue dalla massa indistinta che scende da Plaça de Catalunya lungo le Ramblas, il porto e le spiagge gialle della Barceloneta? magari e' proprio la sabbia della Barceloneta che ti rimane appiccicata e quando la lavi via e' gia' intrisa della tua anima e la porta con se'...
Magari e' con questa sabbia leggera che gli Angeli si sono divertiti a costruire il castello del Montserrat e quando le anime sono volate via (perche' prima o poi l'anima te la restituisce questa citta', o almeno spero...) il castello si e' fatto pesante come roccia ed e' caduto nel mezzo della valle del Llobregat, nascosto ai piu', che si fermano da questo lato del Tibidabo.

Dall'altro lato del Tibidabo, oltre il Montserrat e il Rio Llobregat finisce Barcellona e comincia la Catalunya, le sue piane e le sue gorge, i bacini artificiali e i fiumi che scendono dai Pirenei, la Catalunya profonda, il rifugio di chi si sente stritolato dalla grande citta', ma poi non puo' non sentirsi contento di farvi ritorno.

Perche' questa e' forse oggi Barcellona, la citta' dei contrasti, dove puoi incontrare la dispersa e a volte disperata varia umanita' del mondo, e devi scegliere se galleggiarci sopra o scivolarci dentro.