venerdì 21 maggio 2010

Si riparte

A 4 settimane dalla PDG, e' tempo di rimettere sci e pelli.
Saas Fee - Allalinhorn - Alphubel - Saas Fee, in due giorni.

Wish us good luck!

Ale'!

martedì 18 maggio 2010

Di contorni e disegni

A volte dimentichiamo che c'è qualcosa al di là del nostro corpo che ha bisogno di essere ascoltato e curato, a volte dimentichiamo che siamo noi i migliori medici di noi stessi e finiamo per affidare la nostra cura ad una persona che riteniamo più adatta ad essa, perché la riteniamo investita di autorità e autorevolezza, o semplicemente perché crediamo di poterci specchiare meglio negli occhi di un altro.

Ma se uno specchio aiuta a vedersi, restano i nostri occhi a contemplare quell'immagine riflessa. Al voler guardarsi con gli occhi di un altro, si perde il confine e l'identità di sé, tutto diventa sfumato e incerto, almeno fino a quando non si riesce a voltare lo specchio, senza perdere l'immagine di sé.

Certi giorni poi, ci sembra di cadere in un buco nero.
Tutti noi a tratti possiamo percepire un grande calore che ci attira e ci impedisce di cadervi dentro.
Ma il calore, questa luce che ci tiene in ballo, può anche spegnersi o allontanarsi. Ed è proprio in quel momento che incominciamo a sbilanciarci e a cadere...

É in quei giorni che la nostra volontà rischia di confondersi e di divenire frutto del nostro squilibrio psicofisico, delle nostre delusioni e frustrazioni; siamo spinti ad attaccarci a qualcosa e a nutrire desideri che non sono ciò di cui abbiamo davvero bisogno, anzi, spesso ci sono nocivi. Si può imparare a distinguere ciò che va bene per se stessi e a riconoscere che in ogni fase della vita i bisogni cambiano e, se non si resta aperti agli altri e al mondo, ci si inaridisce. Al tempo stesso non bisogna svalutare le doti naturali che, sia come esseri umani, sia come persone uniche e irripetibili, ci sono state date donate, da chi o da cosa, non ha importanza. I talenti andrebbero messi a frutto, solo che a volte non solo è faticoso farli fruttare, ma è anche difficile riconoscerli, o accettarli per quello che sono.

A volte, quando ci sentiamo dispersi e soli, cominciamo a vagare nella ricerca di un'appiglio e la ricerca corre in ogni direzione e in ogni tempo, perché le domande che ci poniamo sono sempre le stesse e la risposta può stare nel luogo più lontano, nel tempo più remoto, oppure proprio davanti ai nostri occhi, nell'immagine di una finestra che si apre sulla città, nel suono della pioggia che batte sul tetto e di quello delle travi che scricchiolano, nel gioco di un giorno che poi diventano due e poi cento e poi smetti di contarli, nell'odore che rimane, e non se ne va.
Ma anche in un luogo ancora più vicino eppure spesso difficile da raggiungere, un luogo che spesso ci rifiutiamo di visitare, chissà poi perché…

Forse perché noi Occidentali, difendendo la nostra identità culturale, sbandierandola come inevitabilmente cristiana, di fronte a un evento qualsiasi, concentriamo la nostra attenzione nello scoprirne le relazioni di causa ed effetto, quando gli orientali, davanti a ciò che succede, si chiedono piuttosto "cosa significa ciò che osserviamo? di quale realtà nascosta può essere simbolo?".

Così, il risultato di un gioco di bastoncini o il lancio di tre monete, per noi rappresenta una casualità statistica senza significato in sé, mentre in Oriente rappresenta la fotografia irripetibile di un istante universale, la cui codifica è scritta in un libro che parla di 64 segni composti di linee spezzate e continue.

Ma dimentichiamo spesso che anche il Cristianesimo, per origine e tradizione, è anzitutto una religione orientale, una religione mistica. Essere cristiani non è solo fare della morale condita da noiose preghiere. Migliaia, forse milioni di persone sono assetate di quella mistica "orientale" in margine alla nostra società del consumismo che a tratti finisce col perdere il senso della vita. Sarebbe fin troppo facile fare dell'ironia sul sincretismo spesso superficiale, sul sentimentalismo e l'orientalismo New Age da bar, sfruttato da tanti sedicenti guru di dubbia affidabilità.
Le molteplici Chiese d'Occidente, in quanto, per lo meno in teoria, portatrici e custodi della nostra cultura dello spirito, invece di riderne o sorriderne farebbero forse meglio a fare un loro esame di coscienza: di chi è la colpa se molti sono in qualche modo costretti a ricorrere al Tao o allo Zen per riscoprire verità che pure fanno parte fin dall'origine del nostro patrimonio cristiano?
La mistica è una posizione esistenziale, un certo modo di essere in profondità e non è proprietà privata di nessuna religione e di nessuna Chiesa.
Esistono persino dei mistici atei…

A volte però, anche i loro contorni sfumano, e si perdono nella nebbia.

(le parole in corsivo sono ispirate o tratte da quelle di LB, V. Marchini, P. G.V. Cappellotto, J.C. Barreau, O. Clement, T. Spidlik)

giovedì 13 maggio 2010

Wishlist



I wish I was a neutron bomb
for once I could go off
I wish I was a sacrifice
but somehow still lived on
I wish I was a sentimental
or ornament you hung on
the Christmas tree, I wish I was
the star that went on top

I wish I was the evidence
I wish I was the grounds
for fifty million hands upraised and opened toward the sky

I wish I was a sailor with
someone who waited for me
I wish I was as fortunate
as fortunate as me

I wish I was a messenger
and all the news was good
I wish I was the full moon shining
off a Camaro's hood

I wish I was an alien
at home behind the sun
I wish I was the souvenir
you kept your house key on

I wish I was the pedal break
that you depended on
I wish I was the verb to trust
and never let you down


I wish I was a radio song
the one that you turned up
I wish ...

!!!


Che faccia ha questa nuvola? Cosa nasconde?

L'ho trovata qua...


lunedì 10 maggio 2010

Il piacere della scoperta

A volte l'abitudine fa sparire la meraviglia. È forse quello il giorno in cui si comincia a invecchiare, o forse solo a crescere.

Spesso una cosa semplice come il ticchettio della pioggia sul tetto o lo scricchiolio delle travi di legno, è densa di signficati e sensazioni, scrive in pochi minuti pagine di una storia che si sa quando è cominciata ma magari non si sa quando finisce.

domenica 9 maggio 2010

E' tornata...

... in mezzo alle pulizia di primavera, che qui in Svizzera, si sa, arriva un po' piu' tardi, e' rispuntata la busta con la foto di Alberto.
Ora e' tornata al suo posto nel mio zaino marrone.

"... troppo forte e intenso perché io possa anche solo provare a commentare"

"...anche io spesso mi ritrovo a pensare Alberto..."

"Sapevo che prima o poi sarebbe successo.
Che sarebbe arrivato un giorno in cui ne avremmo riparlato tutti assieme"

"Ciao Alberto"

"Un abbraccio"

giovedì 6 maggio 2010

Per noi, con parole mie...

Si chiamava Alberto.
Era magro, schivo, aveva sempre i capelli corti e un po' di barba.
C'era sempre il suo nome tra i primi nelle liste dei risultati degli esami. In mezzo a quelli dei normalisti, un altro paio, e poi, dietro, tutti gli altri.
Io non riuscivo a capire chi fosse quel Maggi... si nascondeva, almeno ai miei occhi, Alberto Maggi.
Poi, facevamo il terzo anno, qualcosa e' cominciato a cambiare. Com'era successo due anni prima con un altro che era fatto della stessa pasta, Enrico, quasi le stesse parole: "Piacere, finalmente". E un sorriso.

Alberto viveva a Guasticce, vicino a Livorno. Faceva avanti e indietro tutti i giorni. Finalmente una volta lo invitai a pranzo. Ci siamo trovati: era come me, solo un po' meglio. Piu' preciso, piu' lucido, piu' posato, piu' chiaro.

Era la persona perfetta per il nostro "ritiro" a Zuccarello. Io, Alberto, Chiara e Brynmor: due settimane, forse tre.
"Studio matto e disperatissimo", hamiltoniane e autofunzioni, autovalori e potenziali, una partita a calciotennis sul grande terrazzo, una scappata al mare.
La volta bianca del mio lettino e l'odore di umido come solo in certe vecchie case liguri.
E certi momenti di comprensione profonda, certi momenti perfetti, e poi trascinavamo quella sensazione fino alle giostre delle saghe paesane, quando i contorni sfumavano e divenivano formule e numeri, lettere ed equazioni.

E poi siamo tornati a Pisa e un'altro anno e' passato, in mezzo a teoremi ergodici e C*-algebre, Morchio che tartaglia e Di Giacomo che pontifica.

Ci riproviamo, torniamo a Zuccarello un anno dopo. Alberto non viene, quell'esame avrebbe voluto prepararlo con piu' calma in autunno.

Era il principio di agosto, o forse di settembre. Arriva una mail di Alberto.
"Ho la leucemia" c'e' scritto.

Eravamo in cento al primo anno di Fisica a Pisa nel 1998. Due hanno avuto la leucemia, Alberto e Daiana, un altro una strana malattia autoimmune che poi e' svanita da sola, o quasi. Qualcosa non torna in questi numeri, me lo ripeto da quasi 10 anni. Ma me lo ripeto e basta, finisce la'.

Cominciano due anni di speranze e delusioni. Andavo a trovarlo quasi tutte le settimane, quando non era troppo debole per la chemio, a Guasticce, in quella casa dove non ero mai stato prima, quando stava bene.

Chiaccheravamo di tutto, di matematica e fisica, di medicina, ovvio, di politica e sport. Alberto era interista, come molti a Livorno, erede di una tradizione che risale ad Armando Picchi. Anche in questo eravamo simili: il Genoa e l'Inter (che poi Alberto, hai visto che roba l'Inter quest'anno? e Milito? te l'avevo detto che era forte, no? che regalo che vi abbiamo fatto... dovreste almeno ringraziarci!)
Era appassionato e concreto, ironico e acuto, elegante, a modo suo, e severo. Con tutti, con tutto.

A volte Chiara mi accompagnava, restava discretamente in macchina ad aspettarmi, mezz'ora, un'ora. Quelli erano momenti solo per noi.

La prima pagina della mia Tesi di Laurea ha solo due righe, in corsivo, allineate a destra:

ad Alberto,
aspetto di leggere la tua

Poi sono partito per Trieste.
Il sacro fuoco era spento ormai, ma restava qualche tizzone. Gia' mi domandavo se ne valesse la pena. Quante volte ho desiderato che Alberto fosse li', uno di quei posti sarebbe stato suo, di chi altri se no? ma chissa', forse non lo avrebbe voluto... era fatto a modo suo Alberto.
E chissa', se fosse venuto, forse molto sarebbe stato diverso.
Ricordo le decine di volte che pensavo: "Questa cosa posso capirla solo insieme ad una persona, Alberto". Ma lui aveva problemi piu' importanti da affrontare.

Una volta mi disse che non gliene fregava piu' niente, che erano tutte fregnacce, che quando sarebbe guarito si sarebbe iscritto a medicina, che i medici non capivano un cazzo di quello che facevano.
Mi disse che Daiana era stata in un centro di Bergamo: con un'analisi del primo campione di midollo, prima della prima chemio, formulavano una terapia su misura. Daiana e' guarita.
Il "primo campione" di Alberto l'avevano a Firenze, a Careggi. Anzi no, non l'avevano piu', l'avevano buttato via. Inutile, secondo loro.

Una volta, in uno di quei momenti in cui un'equazione suona come un accordo e senti un po' di quell'illuminazione, di quella comprensione lucida e perfetta e vera, di quell'alito leggero che e' il vero motivo per cui facciamo questo lavoro, mi misi davanti al computer e gli scrissi.
"Alberto, c'e' tanto di bello anche fra le nostre carte, c'e' tanto di vero. Ne vale la pena, e c'e' bisogno di te. Fa' presto a tornare".

Un po' stava bene e un po' stava male, andai una volta a trovarlo a Careggi. L'umore, il tono delle nostre conversazioni era lo stesso di quelle a casa sua. Non si lasciava scoraggiare.

A luglio, due anni dopo essersi ammalato, sembrava che stesse meglio. Forse era fuori.
Ad agosto del 2004, ero sul grande letto di Trieste, con Chiara, era una giornata di sole, luminosa come poche, la luce e il mare entravano dalla finestra.
Risposi al telefono, mi alzai in piedi sul letto, era Giacomo, il Presidente, come lo chiamava Alberto.

"Alberto non ce l'ha fatta"

Alberto e' morto di un'emorragia cerebrale, in poche ore, quando tutto sembrava dire che ormai ce l'aveva quasi fatta.

Due giorni dopo eravamo tutti a Guasticce.
Mi ricordo sua madre:

- Beppe, il suo cervellino, cosi' bello, tutto pieno di sangue, tutto pieno di sangue... mi diceva "Io voglio capire ancora tante cose mamma, ci sono ancora tante cose da capire"

- Ora sa tutto, ora sa tutto, non ti preoccupare... stai tranquilla che sa tutto ora...

Ci siamo mossi in molti perche' prendesse quella laurea che meritava.
L'ebbe, un anno dopo, o giu' di li'.
Enore Guadagnini, quando fece il discorso di consegna, disse, piu' o meno:

"Il bene che ha fatto una persona si misura da quante persone sono pronte a fare qualcosa per lui.
A giudicare da quanti siete qua oggi, a giudicare da quanto voi ragazzi avete fatto in questi mesi perche' questo giorno arrivasse, Alberto, anche se ha avuto solo 25 anni per completare il suo percorso, lo ha compiuto fino in fondo. A certe persone non basta una vita per avere tanto affetto intorno a se' come quello che si sente oggi in quest'aula".

Non ricordo se piansi, non ricordo davvero. So che ora non riesco a trattenere le lacrime, e non so perche' proprio stasera ho sentito il bisogno di raccontare questa storia.

Quel giorno, la madre di Alberto diede a ciascuno di noi una busta con una sua foto, la tengo sempre nel mio zaino marrone... Quando vedo tutto nero e mi sembra che niente abbia senso la guardo, la sfioro con due dita senza aprirla, e ritrovo un po' di forza.
Non ricordo esattamente cosa ci sia scritto dietro quella foto...
...il mio zaino marrone, lo porto sempre con me, tre settimane fa mi si e' aperta una bottiglia di detersivo che avevo preso al supermercato dentro il mio zaino marrone... ho tolto tutto per lavarlo, anche la busta, non si era macchiata ma ora... non c'e' piu', non c'e' piu'! Dove ho messo la busta? La mia stanza e' un disastro, non la trovo, dev'essere finita in mezzo a mille carte, ecco forse perche' stasera ho sentito questo bisogno, era un po' che non vedevo la busta nella tasca del mio zaino, ero sicuro di avercela rimessa ma non c'e'!

Ora corro a cercarla, aspetta Alberto, non ti arrabbiare, vengo a cercarti, aspetta, vado...

mercoledì 5 maggio 2010

Per noi



Yes I understand that every life must end, aw huh
As we sit alone, I know someday we must go, aw huh
I'm a lucky man to count on both hands the ones I love
Some folks just have one, Others, they got none, aw huh
Stay with me, let's just breathe.

Practiced are my sins never gonna let me win, aw huh
Under everything, just another human being, aw huh
Yeh, I don't wanna hurt, there's so much in this world to make me bleed.
Stay with me, you're all I see.

(Chorus) Did I say that I need you?
Did I say that I want you?
Oh, if I didn't I'm a fool you see
No one knows this more than me.
As I come clean

I wonder every day as I look upon your face, aw huh
Everything you gave and nothing you would take, aw huh
Nothing you would take... everything you gave.
CHORUS...

Nothing you would take.. everything you gave.
Hold me till I die, meet you on the other side


Un giorno qualunque