venerdì 25 giugno 2010

Viaggiare in treno nel terzo millennio

Ero un po' in ritardo, come sempre del resto.
In Italia c'è sciopero dei treni (ovviamente di venerdì) quindi prendere il treno "ex-Cisalpino" delle 13.35 da Berna era indispensabile per riuscire a essere a casa per cena, consegnare un regalo, vedere qualche amico e andare a letto a un'ora decente in previsione di un sabato "mari e monti".

Alle 13.15 ero ancora a casa.
Le Ferrovie Svizzere hanno pubblicato una bellissima applicazione per i fortunati possessori di iPhone che permette di consultare l'orario ferroviario di mezza Europa e comprare direttamente il biglietto per tragitti in Svizzera, o fino alla prima stazione oltreconfine.
Il biglietto resta "sul telefono", quando passa il controllore gli si mostra una specie di codice a barre e lui con il suo scanner verifica che sia tutto a posto.
Aaaah, la tecnologia!
Così salgo sul tram al volo, e mentre raggiungo la stazione compro il biglietto fino a Domodossola. Una volta sul treno, il controllore mi fa il biglietto fino a Milano senza sovrapprezzo. Il primo step e' passato.

Il Cisalpino dovrebbe arrivare a Milano alle 16.40, l'Intercity per Ventimiglia dovrebbe partire alle 17.00. 20 minuti dovrebbero essere abbastanza. Il condizionale e' d'obbligo con Trenitalia.
Ovviamente fino a Domodossola il treno è puntuale, ma nella successiva ora e venticinque di viaggio riesce ad accumulare ben 7 minuti di ritardo.

Mi restano 13 minuti.
La "nuova" stazione di Milano è un gran casino, tantissima gente un po' psicodispersa, come sempre da queste parti, e in prossimità dei binari solo 4 macchinette automatiche per fare il biglietto, peccato che una non funzioni… il 75% di efficienza è comunque già un discreto risultato.

Sei o sette persone in fila per macchinetta, troppe mi sa, tento il diversivo: vado in cerca della biglietteria dove mi aspetto di trovare una batteria di macchinette automatiche. A parte che per trovare la biglietteria devi scendere due piani e sei obbligato a scorrere il corridoio pieno di boutique, la batteria di macchinette c'è, ma ci sono anche almeno 10 persone in fila per macchinetta. Cerca cerca, ne trovo una un po' imboscata con solo una persona. Biglietto velocissimo, rincorsa per i corridoi, e i canonici 3 minuti di ritardo Trenitalia questa volta mi vengono in soccorso.

Salgo sulla carrozza 1, e comincio la mia lenta processione verso la carrozza numero 6, posto 43, questo treno dovrebbe essere a prenotazione obbligatoria (ancora una volta, indispensabile il condizionale).

C'e gente ammassata nei corridoi e presto se ne capisce il perché. La carrozza numero 3 è chiusa, non va l'aria condizionata e non la aprono. A Rogoredo pellegrinaggio giù dalla carrozza 2, attraverso il marciapiede, per raggiungere ciascuno la sua destinazione. La carrozza 6 è ancora più piena della 2, tutto il corridoio occupato. Benissimo. Slalom fra borse, seggiolini, signore imbellettate, dirigenti liguri in camicia che tornano a casa per il weekend, eccetera. Fa un po' caldino su questa carrozza, mi dico. Ma forse in corridoio l'aria condizionata non arriva.

Ecco che raggiungo lo scompartimento quattro, mi siedo, e comincia la sauna! Eh no, l'aria condizionata anche qui non va, i finestrini sono sigillati, siamo tutti a fare la sauna!
Bello bello in modo assurdo direi.

Sono le 18.01, arrivo previsto alle 18.42, vediamo con quanto ritardo arriviamo, che qui ogni minuto sono un paio di decilitri di sudore…
(comunque la vedo male, siamo in aperta campagna e viaggiamo sui 50 - 60 all'ora…)

[UPDATE: per la cronaca, il treno è arrivato con soli 14 minuti di ritardo...]



Ai posteri l'ardua sentenza

Premessa: io dell'arte contemporanea ci capisco poco.
L'unica volta che ne ho veramente goduto è stata quando un'amica che "ne sa", mi ha portato al Museo di Arte Moderna di Zurigo.

Art Basel è un'importante esibizione di arte contemporanea che si tiene ogni anno a Basilea.
Susanna lavora a Barcellona in una galleria e ci viene tutti gli anni: così scatta l'occasione per un rendez vous di "Italiani in Svizzera (o giù di lì)".

Il rendez vous è stato piacevole, e la visita alla fiera satellite dove lavorava Susanna in qualche maniera anche gratificante.

Sí insomma, c'erano naturalmente un sacco di "cose" strane, alcune certamente manifestavano una forte espressività, sebbene io forse non sia in grado di coglierne benissimo le corde, altre sembravano una pura provocazione, e pure in queste uno ci può trovare un senso: per quanto alcune fossero intense e "disturbanti", credo che in qualche maniera riuscissero a instaurare un dialogo fra l'autore e il fruitore dell'opera.

Poi c'erano delle cose che io proprio non riesco a capire. Ora va bene l'arte contemporanea, lasciamo perdere l'arte figurativa eccetera, però ecco, come può una luce al neon di vari colori, dal violetto al verdino, disposta verticalmente su una parete semioscura essere chiamata "arte"? Voglio dire: cosa esprime questa luce al neon? cosa vuole comunicare l'artista? perché è questo che dovrebbe essere l'arte, no? comunicazione, espressione, condivisione, altrimenti è una cosa un po' fine a stessa.


Magari è una luce di "design", benissimo, forse un po' meno arte, però almeno il design dovrebbe essere un minimo funzionale, ma proprio un minimo minimo. Quella luce va benissimo in un ambiente tipo "disco lounge", e pure in un privé di qualche club magari un po' ambiguo, ma se costa trentamila dollari magari non la vorresti sprecare così, no?

La cosa positiva di questa visita è stata che mi è sembrato di rivalutare l'utilità e la sensatezza del mio astrattissimo lavoro di fisico teorico…

Per la cronaca l'autore e' tal Laddie John Dill, e l'opera è del 1970. Se qualcuno vuole scagliarsi contro la mia ignoranza è benvenuto. Mi scuso per la foto che non è di ottima qualità e sicuramente non rende giustizia al genio dell'autore, ma l'ho fatta con un telefonino, sebbene di design.

giovedì 24 giugno 2010

domenica 20 giugno 2010

I agree, Mr. Fenner!

Allora, tale Professor Fenner ha dichiarato che secondo lui l'umanita' ha i giorni, pardon, gli anni contati.

Ecco, io sono anni che lo dico, portando proprio gli stessi argomenti, e ora arriva lui, solo perche' ha 95 anni ed e' professorone e tutti gli danno retta!

Ipse dixit.

Qui l'articolo del Corriere in italiano, e qui l'articolo originale sul "The Australian".

La voz de un amigo


- Es que eres un Sabina, tío!

DB