martedì 7 maggio 2013

Uno per ogni occasione

Dopo l'insuccesso dell'Adamello mi sono convinto finalmente a comprare un paio di sci adatti a questo tipo di situazioni, insomma un paio di scietti da gara. Se vogliamo provare sul serio ad arrivare in fondo almeno una volta, mi è sembrato un passo ormai necessario. Dunque in foto vi presento il mio parco sci al completo.
Da sinistra a destra.


Movement Fish X-Pro, attacco ATK SL-R World Cup, pelli di foca Colltex Race PDG (2013).
Ho approfittato dei saldi di fine stagione e ho preso quello che è uno degli sci più leggeri sul mercato, l'attacco probabilmente migliore tra quelli da gara e le pelli che, dalle prove della rivista Skialper (diventata da qualche anno un riferimento del settore) sono risultate allo stesso tempo le più scorrevoli e quelle con la migliore tenuta in salita, oltre che essere tra le più leggere.
In salita, ma soprattutto sul falsopiano, è naturalmente tutto un altro mondo. La prima prova è avvenuta in condizioni proibitive: 40 cm di neve fresca pesantissima, nebbia e nevicata ancora in atto. Decidiamo di risalire la ospita del Diavolezza, che troviamo chiusa per pericolo valanghe. La tracciatura su quella neve appare da subito un'impresa titanica. Per fortuna che un gatto è passato e riusciamo a sfruttare quel tratto di pista, con neve comunque molto molto morbida. Procediamo di buon passo chiacchierando senza forzare fino a metà pista, quando un gattista ci consiglia caldamente di ritornare indietro perché stanno minando tutta la zona per metterla in sicurezza.
Le prime curve sono un dramma, mi sembra di non saper sciare. Sci nervosissimo che fa perno nella parte sotto il piede e ruota in maniera quasi incontrollabile sull'asse verticale. Ci metto un po' a capire come domare quello che sembra un toro impazzito (paragone dal mio amico Francesco che ha comprato lo stesso sci pochi giorni dopo di me). Arrivati in fondo risaliamo per lo stesso percorso e il secondo giro va un po' meglio, ma resto comunque perplesso.
Il primo maggio è finalmente una bella giornata di sole. Decido di avviarmi di nuovo verso il Diavolezza per un test un po' più serio. Questa volta arrivo fino in cima battendo qualsiasi tempo ottenuto precedentemente e senza forzare nemmeno troppo. Obiettivamente, tutto un altro mondo. Comincia la discesa e per le prime due curve mi ritrovo a combattere col toro impazzito. Poi ragiono un attimo e comincio a capire qualcosa. Gli arretramenti e le internate non si perdonano, in fondo come geometrie sono simili a uno sci da slalom, anche se il raggio di curvatura è ben più largo ma i 65 mm al centro, la lunghezza di 165 cm e l'estrema leggerezza li rendono paragonabili a uno sci di quel tipo. E allora bisogna sciare in un solo modo: bene. Centralità, equilibrio, giusta compensazione col busto. A ogni curva va sempre meglio, lo sci è nervosetto e deciso ma se lo metti bene sulla neve e lo carichi nel modo giusto sta lì. Comincio a mollare un po' e mi accorgo che incredibilmente al crescere della velocità lo sci si mantiene stabile, non sbatte, non scoda, non saltella. La neve era lenta e io scendevo con prudenza, ma se non avessi avuto da andare a lavorare (eh no, il primo maggio qui non è festa) avrei fatto un altro giro con la funivia per capire meglio. Rispetto alla prima volta sono decisamente più tranquillo.

Movement Logic (2010), attacco ATK RT (2012), pelli Pomoca Climb Pro Glide (2013).
Ho preso questi sci tre anni fa, quando mi preparavo alla Patrouille des Glaciers. Era lo sci di gran lunga più leggero tra quelli con larghezza intorno ai 90 cm. Volevo qualcosa che potessi usare non solo per le gare ma anche per gite lunghe. Per una competizione come la PDG può anche andare bene, a patto di essere abbastanza forti e non avere velleità tempistiche, ma per cose più impegnative, come appunto l'Adamello Skiraid, in partenza mi sono ritrovato preso bonariamente in giro da tutti gli altri partecipanti. Cosa intendessero l'ho capito circa due ore e mezza dopo.
Nel 2010 avevo preso le pelli Colltex Ct40, con una speciale colla non colla. La tenuta dell'adesivo si è mantenuta ottima ma il pelo si è consumato e ho dovuto cambiarle quest'anno con quelle che Skialper ha decretato come le più scorrevoli della loro categoria. Il consumo del pelo dopo circa 90.000 metri di dislivello è grosso modo normale, credo.
Come sci da turismo vanno benissimo. Sono leggeri, galleggiano bene in neve fresca e si comportano anche abbastanza bene sul duro. La leggerezza li rende rapidi nelle curve saltate sul ripido. Soffrono abbastanza in velocità dove non mi hanno mai offerto una gran sensazione di stabilità. Anche in crosta non aiutano poi tanto.
Ho sostituito l'attacco Dynafit TLT Vertical ST precedentemente montato con un ATK RT, decisamente più leggero. Funziona bene come un normale Dynafit. A livello turistico, i più di 300 grammi (per sci) risparmiati forse non fanno tantissima differenza, ma su gite lunghe possono fare comodo. Ho avuto un problema con lo skistopper e mi è stato sostituito a metà prezzo. Non proprio ottimale come trattamento visto che secondo me si trattava di un difetto di fabbricazione ma insomma... Comunque l'assistenza clienti dell'ATK è eccezionale per gentilezza, prontezza e disponibilità.

Stöckli Stormrider XXL (2008), attacco Dynafit TLT Comfort (2003, cambiato il puntale nel 2012), pelli Colltex classiche (2008).
Ogni volta che li uso penso che siano gli sci migliori che abbia mai comprato. Sinceri, stabili e precisi sul duro, adattissimi a discese impegnative. In nevi profonde la ridotta larghezza viene compensata egregiamente dalla struttura e soprattutto la coda rigida ti dà quel qualcosa in più che aiuta anche su nevi difficili e crostose. Insomma una scelta grandiosa per uno sci unico, forse un pelino pesante, ma se non si ha fretta, non si deve provare a stare dietro a gente più forte, o se si ha la gamba giusta, ripagano di tutta la fatica.
Ebbi la fortuna di provarli in uno skitest della Stöckli a dicembre 2007 a Engelberg, tornai a Zurigo, dove vivevo in quel periodo, e la settimana dopo andai a comprarli.
Non so se le versioni recenti abbiano mantenuto questi standard.
L'attacco è ancora il mio primo attacco da scialpinismo vero e proprio, riveduto e corretto un anno fa dall'intervento di Diego Amplatz, a Canazei: sostituito finalmente il puntale che aveva sempre dato qualche problema (era la primissima versione, l'unica all'apparenza un po' diversa che la Dynafit abbia commercializzato fino ad ora, cambiata subito dopo un anno), e trovato il pezzo di ricambio per uno dei due alzatacchi rossi che si era perduto in qualche momento imprecisato degli ultimi 2-3 anni... Quasi come avere un attacco nuovo e da allora in perfetta efficienza!

K2 Hardside, attacco Marker Baron, pelli specifiche K2 (2011)
È lo sci che ho preso a novembre 2011, modello, mi pare, della stagione precedente, in previsione della stagione come maestro di sci a Scuol. Buono sci in pista, stabile e reattivo per le dimensioni, dà naturalmente il meglio di sé in fuoripista, anche se con la tendenza attuale, 100 mm sotto il piede stanno diventando quasi pochi. Per quanto mi riguarda, trita tutto, anche se so che i veri "freerider" lo considereranno uno sci quasi da scialpinismo. L'attacco funziona benone ma è pesante. Sconsigliato in salita se non per brevi tragitti a integrazione di salite con impianti, a meno di non avere gambe d'acciaio. A dire la verità l'ho usato una sola volta in salita. Una tipica preoccupazione che possono dare tutti gli attacchi Marker da scialpinismo riguarda la slitta per il bloccaggio nel passaggio dalla modalità salita a quella discesa. In effetti, quell'unica volta che l'ho usato anche in salita, la slitta si è riempita di neve e ha richiesto un po' di lavoro per essere liberata.

venerdì 3 maggio 2013

Schneewasser

Con il termine "Schneewasser" (letteralmente "Neveacqua" o "Acqua di neve",nome di per sé già piuttosto esplicativo...) si indica sulle Alpi svizzere l'acqua che gonfia i fiumi e i ruscelli in questo momento della stagione. Il disgelo è cominciato da un po' alle basse quote ma è solo dai primi di maggio che le temperature si mantengono positive anche la notte fino a quote abbastanza alte. Questo, insieme alle prime piogge, aumenta decisamente l'apporto di acqua e l'Inn assume una forma diversa, da placido e trasparente a saltellante e a volte torbido. Si riempie anche di trote e salmerini, e infatti dal primo maggio è aperta la pesca.

Finalmente i sentieri di fondovalle sono sgombri dalla neve e si può tornare a correre. L'aria non è più così pungente e si può anche inforcare la bicicletta. Il verde guadagna ogni giorno qualche metro di dislivello e si arrampica ormai ben oltre i 2000 m sui versanti esposti a sud, mentre su quelli a nord ancora arranca. I prati si riempiono di un bianco diverso e piano piano anche del giallo intenso del tarassaco (che ha tra l'altro foglie ottime per un'insalata)

E così, in queste settimane, si riscoprono movimenti del corpo rimasti congelati negli ultimi mesi. Sabato 7 km di corsa con buon passo e belle sensazioni, domenica 50 km in bici giocando col vento del Maloja, passati quasi interamente con quel sorriso un po' ebete sul viso che solo le due ruote sanno regalare.

Ma in alto c'è ancora neve, ed è valsa la pena sfruttar in extremis l'ultima possibilità di sciare sotto la luna sfruttando la funivia del Diavolezza. 'Glüna plena" si chiama in Romancio. Ambiente magico e poca gente. Una sciata in tranquillità e surplesse come solo un ambiente di questo genere può regalare.

È arrivata la primavera anche quassù.